tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 18 | Anno 8 | MARZO 2018

Foto archivio Top Stars.

Innovation

SCUOLE PER FUTURI INNOVATORI

Due scuole internazionali sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità nel settore delle materie prime

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Claudio Nidasio
lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
La SETI Summer School e la TOP STARS Winter School, organizzate presso il Contamination Lab Trento (CLab Trento), sono state promosse dall’Ateneo assieme ad Hub Innovazione Trentino (HIT) con la collaborazione di partner accademici internazionali.

intervista di Claudio Nidasio a Matteo Leoni 

Nel corso del 2017 si sono tenute a Trento due innovative Scuole di formazione con la finalità di educare studenti e ricercatori all’imprenditorialità e al trasferimento tecnologico nel campo delle materie prime legate all’energia e di quelle definite “critiche” per la loro importanza economica e per i rischi legati al loro approvvigionamento a livello europeo. La SETI Summer School, che si è tenuta a settembre, ha coinvolto 39 studenti dell’Università di Trento e di varie realtà europee, mentre la TOPSTARS Winter School, che si è svolta a novembre, ha visto la presenza di 55 giovani ricercatori di 19 nazionalità. Le due scuole che si sono svolte negli spazi del CLab Trento (Contamination Lab Trento) si inseriscono nell’ambito della KIC EIT Raw Materials, una rete europea di industrie, università e centri di ricerca, finanziata per stimolare l’innovazione nel settore delle materie prime e migliorarne l’estrazione, il riciclo, il riuso e la sostituzione nei processi produttivi. Entrambe le iniziative sono state promosse e organizzate dall’Università di Trento assieme ad Hub Innovazione Trentino (HIT) e hanno visto la collaborazione di partner accademici internazionali quali KU Leuven, National Technical University di Atene e Université de Bordeaux. 
I dipartimenti dell’Ateneo coinvolti nelle due iniziative sono il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII), in particolare con i professori Massimo Pellizzari e Alessandro Pegoretti, e il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM), con il professor Matteo Leoni, coordinatore dei due progetti, al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Professor Leoni, le due Schools hanno avuto la finalità di formare studenti sui temi dell’innovazione e dell’imprenditorialità nel settore delle materie prime. Ci può illustrare i contenuti delle due scuole e le modalità con cui sono state realizzate? 
Le due scuole hanno un approccio innovativo nell’insegnamento, già collaudato da UniTrento in altri campi e basato su un coinvolgimento attivo degli studenti. I partecipanti ricevono alcune lezioni frontali come in un corso tradizionale, ma, a differenza di quest’ultimo, impiegano immediatamente i concetti assimilati su di un problema reale. All’inizio della scuola, aziende selezionate presentano infatti dei problemi industriali reali che coinvolgono la catena delle materie prime (es. minerali) e che necessitano di soluzioni innovative. Nella scuola i partecipanti lavorano in team a questi problemi per trovare delle soluzioni che siano valide sia sotto il profilo tecnico che economico. È un ponte tra l’approccio più teorico e metodico, acquisito in università, e la necessità di fare business. Si impara a comprendere che non tutte le idee e le soluzioni ad un problema hanno la medesima validità e vendibilità sul mercato. 

In entrambi i progetti sono state coinvolte alcune realtà aziendali innovative del territorio che hanno portato dei challenge industriali. Come si è realizzata la collaborazione tra imprese e partecipanti? 
Le aziende sono tra i principali utenti dell’Università. Formiamo gli innovatori e i dirigenti di domani. Purtroppo le aziende locali, specie quelle di dimensione minori, pur avendo problematiche o vedendo sbocchi per crescere innovando, non sempre hanno i mezzi economici o tecnici per poterlo fare direttamente o con collaborazioni strette con l’Università. Le due scuole hanno cercato di sopperire a queste carenze sfruttando il finanziamento ottenuto da EIT Raw Materials per consentire ad alcune imprese di far sentire la loro voce e per fornirgli le possibili innovazioni di cui necessitano. È difficile convincere le aziende che un gruppo di studenti possa riuscire in una settimana a fornire una soluzione ad alcuni dei propri problemi tecnici, ma tre aziende locali (Frenotecnica, SolidPower e La Galvanica Trentina) ci hanno creduto, verificando di persona che l’approccio funziona e le soluzioni trovate sono innovative e applicabili. Siamo sempre alla ricerca di altre realtà imprenditoriali che vogliano seguire la medesima strada. 

Tra i risultati attesi c’era lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per potenziali nuovi business in risposta ai challenge industriali. In che modo gli studenti sono riusciti a identificare nuove tecnologie? 
Gli studenti hanno stupito sia le aziende che loro stessi. Partendo da zero, in pochi giorni hanno compreso il potenziale vincente del lavoro in team e la necessità di coniugare competenze diverse per risolvere problemi complessi. Ciascuno studente è stato invitato a pensare a una possibile soluzione per le challenge proposte dalle aziende. Alcuni hanno presentato la loro idea pubblicamente, in modo da stimolare gli altri a pensare ad alternative o a possibili sviluppi di questi semi di innovazione. Sono state votate le idee più plausibili da sviluppare in team verso proposte concrete di business. I team hanno lavorato indipendentemente e in competizione tra loro. Siamo riusciti, in piccolo, a realizzare il processo ideativo e di sviluppo che porta le innovazioni dallo stato di idea tecnica a quella di proposta di business. Questo è il vero risultato delle scuole: aver contribuito a risvegliare nelle persone la passione (c’è chi ha lavorato la notte per raggiungere gli obiettivi), averle spinte a uscire dagli schemi e a pensare trasversalmente, a lavorare in gruppo trovando linguaggi comuni e a vedere più facce del medesimo problema, incluse quelle economiche.