tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 15 | Anno 6 | LUGLIO 2016
Persone e profili

DIVENTARE DATA SCIENTIST

Matteo: un dottorato in Fisica e il passaggio dalla ricerca universitaria al lavoro in una start up tecnologica

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di Lino Giusti
Lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
Il mio percorso di studi all’Università di Trento ha trovato pieno utilizzo nel mio lavoro come componente e coordinatore di un team di sviluppo.

Intervista di Lino Giusti a Matteo Franchi

L’inserimento di dottori di ricerca all’interno di start up tecnologiche consente alle imprese di sviluppare i propri prodotti e servizi sulla base di competenze innovative. Matteo Franchi ha completato questo percorso, spostandosi dal mondo della ricerca verso quello dell’impresa.

Matteo, può parlarci dei suoi studi e del suo lavoro attuale?

Ho completato a Trento tutto il mio percorso universitario, partendo dalla laurea triennale in Fisica fino al dottorato di ricerca. L’Erasmus di un anno a Lund (Svezia) mi ha permesso di  aggiungere un’esperienza all’estero alla mia formazione. Ora lavoro come Chief Technology Officer per Atooma una start up tecnologica italiana.

Perché ha scelto un dottorato e cosa pensa le abbia lasciato oltre alle competenze scientifiche?

Il dottorato mi ha insegnato a gestire tempi e scadenze e a sapermi gestire in maniera autonoma. Inoltre con due colleghi di dottorato e il sostegno di Università di Trento e Confindustria Trento abbiamo ideato e organizzato la prima edizione di Industrial Problem Solving with Physics (IPSP), un’iniziativa che coinvolge università e imprese con l’obiettivo di trovare soluzioni a problemi tecnologici proposti dalle aziende. Partecipare a IPSP mi ha permesso di avvicinarmi anche al mondo dell’impresa e del trasferimento tecnologico.

Com’è nata l'opportunità di lavorare in Atooma e di cosa si occupa la società?

Il primo contatto con Atooma è nato grazie a Linkedin. In seguito all’invio del mio CV sono stato contattato per un colloquio con Fabrizio, il Chief Executive Officer della startup. Il passo successivo è stato lo svolgimento di un test in cui io e altri candidati avevamo 24 ore per risolvere dei problemi usando tecniche di machine learning. Infine ho sostenuto l’ultimo colloquio per discutere le soluzioni proposte. 
La società si occupa di produrre la piattaforma Resonance AI, che permette di creare applicazioni per smartphone e web capaci di riconoscere i contesti in cui si trova l’utente. 
Ho iniziato il mio periodo in Atooma come Data scientist, con l’obiettivo di creare modelli ed algoritmi in grado di prevedere comportamenti e conoscere le abitudini degli utenti. Da giugno mi occupo dell’organizzazione e gestione del team di sviluppo e continuo anche con le mie mansioni precedenti. In questo periodo stiamo cercando nuovi sviluppatori per analizzare la mole di dati provenienti dai dispositivi che supportiamo.

Cosa, di ciò che ha appreso all’università ora le è più utile?

Durante il mio dottorato in Fisica mi sono occupato di analizzare segnali caotici con rumore stocastico; questo studio mi ha dato le basi per conoscere le principali tecniche del machine learning e poterle applicare a segnali reali. Questo è ciò che fa un data scientist, una figura oggi assai ricercata che trova sbocchi di lavoro in ambiti che vanno dalle previsioni della borsa alle trivellazioni petrolifere e alla previsione di attacchi terroristici. Posso dire che il mio percorso di studi ha trovato pieno utilizzo nel mio lavoro.  

Quali sono i lati caratteriali più importanti quando si lavora in una giovane impresa che tenta di affermarsi sul mercato attraverso la tecnologia?

La start up ha sicuramente un’organizzazione gerarchica meno rigida e più orizzontale rispetto ad un’azienda, tempi di lavoro meno definiti, la necessità di una maggiore flessibilità nei ruoli e un processo decisionale molto più snello che implica una maggiore responsabilità di ogni componente del gruppo. La capacità di ascoltare le necessità e di rispettare le esigenze produttive di una azienda, continuando ad innovarsi costantemente,  sono due delle caratteristiche fondamentali che bisogna possedere per lavorare in una startup, oltre naturalmente alla necessità di lavorare in team e per obbiettivi.

Lei lavora a Trento, pensa che questa attività la porterà altrove o crede che rimarrà qui?

Atooma è una start up dislocata tra Roma, Trento e Milano; questo modello secondo me è l’esempio di come alcuni tipi di impiego grazie alle nuove tecnologie non abbiano più bisogno di una contiguità fisica con i colleghi ma di obiettivi comuni ad un gruppo di persone che lavora in modo coordinato. Trento si pone in Italia come un hub tecnologico all’avanguardia di conseguenza al momento non penso a spostarmi ma a creare una rete di professionisti con i quali collaborare per produrre innovazione. I rapporti con altre realtà sono determinanti, infatti nei prossimi mesi dovrò recarmi a Monaco perché Atooma è stata selezionata da Techfounders, un importante programma di accelerazione d’impresa.