SPORT E FORMAZIONE

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L’azione del CONI per far dialogare due diverse realtà
intervista di Marinella Daidone a Rossana Ciuffetti

Rossana Ciuffetti è direttore della Scuola dello Sport del CONI, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano. È intervenuta alla cerimonia di apertura della WU Conference e inoltre ha presentato, con Thierry Zintz, il tema "A new Alliance between Innovation/Employment, Education/University & Sport".

Rossana CiuffettiDottoressa Ciuffetti, confrontando la situazione italiana con altre realtà, è evidente che nel settore educazione e sport da noi c’è ancora molto da fare. Negli Stati Uniti, ad esempio, università e sport vanno di pari passo, mentre qui fatichiamo a fare nostra questa idea. Ce ne può parlare?
Sì, è proprio in questa direzione che vanno gli sforzi del CONI e non da oggi. Giulio Onesti ebbe una grande visione, ovvero quella di pensare che lo sviluppo dello sport italiano sarebbe passato attraverso la formazione. Per questo ha portato i giochi olimpici in casa e ha fondato la Scuola nazionale centrale dello sport [Giulio Onesti, nominato commissario del CONI nel 1944 per la sua liquidazione, ne ha evitato lo scioglimento e lo ha fatto rinascere, divenendone poi presidente, ndr].

Dal punto di vista della Scuola dello Sport c’è un’attenzione particolare allo sviluppo di programmi e attività per i tecnici e per i dirigenti sportivi. Un atleta di altissimo livello ha più difficoltà a laurearsi o ad avere un’istruzione di livello accademico alto, proprio perché in quanto a strutture, a differenza di altri Stati, abbiamo meno spazi dedicati e manca la stessa sensibilità. Negli ultimi anni questo tema è stato particolarmente discusso da parte del Comitato Olimpico Italiano, anche per la possibilità data dall’istituzione dei Giochi Olimpici della Gioventù. In questi il CIO formula un programma di attività che combina la parte sportiva con la parte educativa. Gli atleti devono essere presenti durante il periodo del programma gare e, oltre che allenarsi e partecipare alle competizioni, devono anche seguire atelier formativi. Nell’ultimo quadriennio abbiamo lavorato molto con le federazioni e tra i miei obiettivi ho posto proprio quello di sensibilizzare le federazioni ad attuare i massimi sforzi in questa direzione. Non si tratta di offrire all’atleta una semplice istruzione di base, ma un’istruzione di altissimo livello, che gli permetta di decidere se intraprendere in futuro la carriera universitaria. Non si può ignorare tuttavia che già nella fascia juniores ci sono delle criticità perché alcuni sport, purtroppo, hanno un programma di allenamenti talmente impegnativo, che è molto difficile combinare le due cose. Pertanto, all’interno della nostra Scuola è stato recentemente istituito un liceo sportivo a disposizione delle federazioni. Stiamo inoltre lavorando con altre federazioni che ci chiedono di poter sviluppare programmi di questo tipo.

Cosa consiglierebbe alle università, in particolare all’Università di Trento, che si sta già muovendo per coniugare formazione universitaria e sport?
L’Università di Trento è un’università di grande livello, ben posizionata sia a livello nazionale sia europeo. Abbiamo però la necessità di fare squadra tutti insieme. Probabilmente, un accordo con il MIUR su queste tematiche faciliterebbe le nostre iniziative. Grazie a un protocollo di collaborazione con l’Università degli Studi del Foro Italico abbiamo recentemente stabilito un programma di attività che attribuisce dei crediti formativi. Ciò è di notevole vantaggio non solo per i direttori tecnici, ma anche per gli atleti, che possono contare su tutor, sessioni di esami dedicate, un programma di studi ad hoc. L’obiettivo del CONI è quello di sviluppare un programma su base nazionale e questo implica l’impegno a dialogare con le università.

APPROFONDIMENTO

Scuola dello Sport del CONI
www.scuoladellosport.coni.it/