CON IL DOTTORATO LA RICERCA ENTRA IN AZIENDA

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Borse di dottorato finanziate dall’industria per favorire il trasferimento tecnologico
L’esperienza di ricerca tra università e impresa di una dottoranda in Informatica e telecomunicazioni dell’Università di Trento.
intervista di Lino Giusti ad Annamaria Chiasera

Il trasferimento di tecnologie e saperi dall’università all’impresa può passare in modo efficace attraverso un percorso di dottorato di ricerca finanziato dall’industria. Ne parliamo con Annamaria Chiasera che, nell’ambito del suo corso di dottorato in Informatica e telecomunicazioni, ha intrapreso questa strada nel settore dell’informatica sanitaria.

Annamaria ChiaseraAnnamaria, quali sono gli argomenti della ricerca che hai sviluppato durante il dottorato?
Ho lavorato su tematiche legate all’integrazione dei dati e in seguito sulla gestione della privacy nel progetto di sistemi in ambito socio-sanitario. L’obiettivo era permettere ai titolari dei dati di specificare in modo semplice e intuitivo i vincoli di privacy.

Quali ritieni siano le peculiarità di un percorso di dottorato finanziato da un’impresa? È stato difficile conciliare le esigenze dell’azienda, che finanziava la tua borsa, con quelle del corso di studi che richiedeva soprattutto impegno nella ricerca scientifica?
Un percorso di dottorato in azienda è in qualche modo più completo di uno orientato solo alla ricerca perché, oltre a consentire l’esplorazione di tematiche di ricerca come un dottorato “tradizionale”, si deve armonizzare con logiche legate alle esigenze contingenti e concrete dei clienti.
Fortunatamente ho trovato in azienda e in facoltà un gruppo di collaboratori che hanno favorito la conciliazione tra le esigenze lavorative e quelle di ricerca, condividendo gli stessi obiettivi. Per esempio, ho potuto costruire delle pubblicazioni a partire dai risultati ottenuti nei progetti aziendali coniugando le idee di ricerca con la loro concretizzazione in prototipi commerciabili.

Attualmente lavori presso la società GPI. Quando hai avuto l’opportunità di andare a lavorare in impresa e quanto sono contate le competenze acquisite durante il dottorato?
La possibilità di entrare in azienda come dipendente si è concretizzata allo scadere della borsa di dottorato. Indubbiamente i corsi frequentati e il confronto con il mondo accademico mi hanno insegnato un metodo di analisi e di redazione di documenti scientifici che poi ho potuto utilizzare nei progetti aziendali per interagire con i partner anche a livello internazionale.

Iniziare a lavorare in impresa ha comportato uno stacco netto con il mondo dell’università?
In azienda lavoro nel gruppo di ricerca e sviluppo e quindi è essenziale essere costantemente in contatto con il mondo accademico, per cui non ho avvertito un netto distacco con il mondo universitario. Anzi, ora ho la possibilità di lavorare su più progetti in tandem con i partner di ricerca e quindi posso spaziare su ambiti di ricerca molto più vasti dei soli argomenti del mio dottorato. Questo mi permette anche di fare da referente scientifico in azienda per i nuovi dottorandi che stanno intraprendendo il mio stesso percorso, realizzando in un certo senso un ruolo di raccordo tra questi due mondi.

Cosa pensi della tua esperienza di un dottorato tra università e impresa?
L’esperienza in azienda mi ha arricchito soprattutto nella capacità di lavorare in team e di interagire con stakeholder appartenenti a contesti culturali molto diversi da quello accademico da cui provengo. Questo percorso è stato impegnativo ma mi ha dato la possibilità di confrontarmi con problematiche diverse e perciò di crescere professionalmente e di costruire un bagaglio di competenze difficilmente acquisibili altrimenti. Gli aspetti più problematici nella collaborazione si sono invece manifestati, nella nostra esperienza, nella divergenza tra necessità di programmazione ed esecuzione delle attività nel medio lungo termine (università) ed esigenze di flessibilità sia nelle tempistiche di esecuzione sia nel cambio di obiettivi di progetto (azienda).
In conclusione il bilancio della nostra collaborazione con l’Università di Trento è assolutamente positivo, come testimoniano le numerose attività di ricerca tuttora in corso di svolgimento.