EUROPA, UNIVERSITÀ, IMPRESE

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Una nuova alleanza per un'innovazione di successo
La strategia dell’UE per favorire lo scambio di conoscenze tra mondo accademico e imprenditoriale. Azioni volte a migliorare l’accesso ai finanziamenti, accrescere i fondi per ricerca e sviluppo, coordinare gli investimenti e formare giovani alla ricerca.
di Renzo Tomellini e Luisa Tondelli

Per finanziare i progetti di ricerca e innovazione nel periodo 2007- 2013 l’Unione europea investe circa 143 miliardi di euro, considerando fondi privati e pubblici, questi ultimi provenienti sia dal 7° programma quadro (FP7) che dagli Stati membri.
La Commissione europea si appresta ora a preparare un nuovo ciclo di azioni: il prossimo programma quadro Horizon2020 sarà basato sulle priorità della strategia Europa 2020 che mira ad una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva per l'Unione.

Un’importante iniziativa faro, l’Unione dell’Innovazione, ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni generali e dell’accesso ai finanziamenti per ricerca e innovazione, così da garantire che le idee innovative possano trasformarsi in prodotti e servizi nuovi in grado di stimolare crescita e occupazione. Per rafforzare la base di conoscenze e ridurne la frammentazione, l'iniziativa faro suggerisce innanzitutto di promuovere l’eccellenza nel campo dell’istruzione e dello sviluppo delle competenze, mettendo a punto un sistema educativo moderno e incentrato sull’eccellenza in tutti gli Stati membri.

L’Unione e i suoi Stati membri devono, infatti, rafforzare la propria capacità di attirare e formare giovani a diventare ricercatori, offrendo loro carriere in campo internazionale concorrenziali nel settore della ricerca per mantenerli in Europa, attirando al tempo stesso i migliori elementi dall’estero. In base alle attività preparatorie ora in corso (www.u-multirank.eu), la Commissione sosterrà anche la costituzione di un sistema internazionale, multidimensionale e indipendente
di classificazione per stabilire una graduatoria dei risultati ottenuti dalle varie università e individuare così le università europee che forniscono i risultati migliori. In termini più generali, occorre fare di più per affrontare il problema della carenza di competenze nel campo dell’innovazione, con interventi che sono d’importanza
cruciale per accelerare lo sviluppo e l’adozione di modelli aziendali innovativi da parte delle imprese europee, specialmente se di piccole e medie dimensioni. Col crescere della complessità dei problemi e del costo dell’innovazione le imprese sono sempre più indotte a collaborare: anche se esse continuano a svolgere internamente attività di sviluppo, spesso le integrano con altre attività volte ad individuare, riconoscere e trasferire idee da fonti esterne, quali università o imprese in fase di avviamento. Le imprese talvolta si confrontano anche con utenti e consumatori così da soddisfarne in modo migliore le esigenze o da creare nuove vie d’accesso ai mercati. È quindi più importante che mai fornire la cosiddetta “quinta libertà”, che fa riferimento alla libera circolazione non solo di ricercatori ma anche di idee innovative.

Un’innovazione aperta esige intermediari e reti a cui tutti gli operatori possono partecipare su una base di uguaglianza. I cluster concorrenziali
sul piano internazionale svolgono un ruolo di primaria importanza consentendo di riunire, fisicamente o virtualmente, grandi e piccole-medie imprese, università, centri di ricerca, scienziati e professionisti affinché si scambino conoscenze e idee.

Occorre anche rafforzare il trasferimento di conoscenze tra imprese e mondo accademico: la rete Enterprise Europe fornisce per esempio servizi transnazionali nel campo del trasferimento di tecnologie, dell’intermediazione e di altri servizi di sostegno connessi all’innovazione e all’imprenditoria. Essa aiuta inoltre le piccole e medie imprese ad operare sul piano internazionale.

Le imprese dovrebbero anche partecipare in misura maggiore allo sviluppo dei piani di studio universitari e dei dottorati tecnico-scientifici cosicché le competenze rispondano meglio alle esigenze dell’industria, basandosi ad esempio sul forum università-imprese. Vi sono alcuni buoni esempi di impostazioni interdisciplinari in università che riuniscono competenze che spaziano dal campo della ricerca a quello della finanza e delle imprese, dalla creatività e dal design alla capacità di operare in un contesto interculturale.

È infine previsto un migliore coordinamento dei finanziamenti nell’intero ciclo di innovazione, dalla ricerca di base fino al lancio dei nuovi prodotti e servizi sul mercato. A tal fine, sono previste anche le European Innovation Partnership (EIP) quali forme di collaborazione tra il settore pubblico e privato con l’obiettivo di accelerare la commercializzazione delle innovazioni.

Lo scopo è quello di accrescere i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, coordinare meglio gli investimenti e adattare le norme e gli standard alle esigenze dell’economia moderna. Tra i settori prioritari nei quali la Commissione auspica una maggiore partnership tra pubblico e privato figurano: cambiamenti climatici, efficienza energetica, salute, città intelligenti e mobilità, tecnologia digitale, gestione efficiente dell’acqua, materie prime e agricoltura sostenibile. Sono già in corso i lavori preparatori per la definizione della prima EIP pilota Active and Healthy Ageing che promuoverà lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi per rimanere attivi e in salute nella terza età.

Ritornando a Horizon2020, sono questi mesi di intensa attività per la Commissione europea: il piano di azione prevede infatti che la proposta relativa al prossimo programma quadro per la ricerca e l'innovazione sia presentato entro la fine di novembre 2011.