MEDICINA RIGENERATIVA

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Depositato un brevetto dal centro BIOtech dell’Ateneo per migliorare le tecniche di crescita di tessuti per trapianto
La capacità del nostro organismo di rigenerarsi è limitata e in alcuni casi inesistente. Con il progredire della medicina e delle scienze e tecnologie biomediche è possibile far crescere tessuti e organi in laboratorio e trapiantarli in sicurezza.
intervista di Lino Giusti a Devid Maniglio

Data l’importanza dell’innovazione biomedica, l’Università di Trento ha da tempo promosso la nascita all’interno dell’Ateneo di un centro di ricerca dedicato al tema della medicina rigenerativa, ovvero a tutte quelle tecnologie che ci possono aiutare a rimpiazzare e rigenerare cellule, tessuti e organi umani per ripristinare le normali funzioni. Più nel dettaglio, la medicina rigenerativa consente agli scienziati di far crescere tessuti e organi in laboratorio e trapiantarli con sicurezza quando il corpo non può curarsi da solo.

I ricercatori del centro BIOtech dell’Università di Trento, sotto la guida del professor Claudio Migliaresi, sono un punto di riferimento per le tecnologie biomediche nella comunità scientifica internazionale. Tra i risultati raggiunti sul versante della ricerca applicata e dei rapporti con le imprese c’è un deposito brevettuale che migliora le tecniche di crescita di tessuti per trapianto.

Devid ManiglioChiediamo a Devid Maniglio, ricercatore tra i più attivi sul tema, di parlarci della medicina rigenerativa e del grande interesse che quest’ultima suscita nell’industria e nella ricerca.
Si tratta di un interesse naturale, che deriva dalla semplice constatazione che alcuni animali riescono a rigenerare completamente, se danneggiate, intere parti del proprio corpo, mentre a noi uomini questa cosa non succede. La capacità del nostro organismo di rigenerarsi è limitata e, in alcuni distretti del nostro corpo, in sostanza nulla. Con il progredire della medicina e delle scienze e tecnologie biologiche, le conoscenze a nostra disposizione sono aumentate, cosicché gli scienziati si sono messi in modo sistematico di fronte al puzzle. Ovviamente i tempi non sono a noi noti e di sicuro la strada da percorrere è ancora lunga, tuttavia i progressi compiuti fin qui sembrano preludere alla riuscita nell’impresa.

Da dove emerge la tecnologia che state brevettando?
Il gruppo del professor Migliaresi, con cui io lavoro, è assiduo da molto tempo nella ricerca riguardo ai materiali utilizzabili per l’ingegneria dei tessuti e la medicina rigenerativa. Tali materiali devono essere in grado di guidare e promuovere la proliferazione e la riorganizzazione spaziale delle cellule che lo popolano, in modo da ricostituire un tessuto funzionale che possa sostituire o ripristinare la funzionalità di un tessuto originario danneggiato. In quest’ambito, assieme alla scelta del materiale, riveste un ruolo cruciale anche il modo in cui questo viene modellato per renderlo un’impalcatura idonea ad ospitare cellule (quello che noi chiamiamo scaffold). Molto spesso la presenza di una porosità è un requisito necessario affinché lo scaffold adempia il suo ruolo di sostegno e guida. Alcuni materiali sono tuttavia difficili da trasformare controllandone la porosità.
Un esempio è la fibroina della seta, un polimero naturale su cui il nostro gruppo lavora da tempo e per cui mi sono domandato a lungo perché non potesse esistere un modo semplice per formarlo in uno scaffold dalla porosità controllata a partire da una soluzione acquosa. La chiave del procedimento mi è risultata improvvisamente chiara solo alcuni mesi fa ed è scaturita da un’insolita associazione di idee stimolata da un programma televisivo, a riprova del fatto che spesso le intuizioni più creative derivano dall’accostamento di pensieri casuali e non necessariamente correlati tra loro.

Quali sono i principali vantaggi di questa nuova soluzione?
A differenza di tecniche già utilizzate, non richiede complessi passaggi per ottenere il risultato. Questo è un grande vantaggio, considerando che spesso altri metodi implicano passaggi multipli associati all’aggiunta e rimozione di altri materiali per la realizzazione delle cavità. Inoltre tale metodo permette la realizzazione di scaffolds direttamente a partire dalla soluzione acquosa. Ciò permette la facile realizzazione di miscele di sostanze, oppure l’aggiunta di sostanze biologicamente attive (per esempio fattori o farmaci) in grado di migliorare il comportamento finale dello scaffold a contatto con le cellule.

Quali sono i prossimi passi che pensate di intraprendere?
Ovviamente contiamo di estendere la ricerca attorno al metodo, in modo da diffondere la tecnologia all’interno della comunità scientifica di settore. In parallelo proveremo a proporre il metodo a ditte potenzialmente interessate allo sfruttamento del brevetto. Non escludo la possibilità di avvalersi di social networks di
professionisti, dove nascono comunità di settore che uniscono ricercatori provenienti dal mondo accademico e dall’industria.

CONTATTI

BIOtech - Centro Interdipartimentale di Ricerca in Tecnologie Biomediche
Università di Trento
via delle Regole 101, I-38123 Mattarello (Trento)
tel. +39 0461 282756
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