SOLUZIONI INNOVATIVE PER GESTIRE IL TERRITORIO MONTANO

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Mountain-eering: uno spin off dell’Università di Trento nel settore idrogeologico
Il percorso di costituzione del primo spin off di ateneo e il bilancio dopo i primi due anni di vita dell’impresa specializzata nelle tecnologie avanzate di analisi idrogeologica del territorio montano.
intervista di Paola Fusi a Matteo Dall’Amico

Mountain-eering srl è uno spin off che offre ricerca e sviluppo, soluzioni software, consulenza e formazione nella gestione del territorio montano, relativamente ad acqua, neve e dissesti idrologici. Nasce all’interno del gruppo di ricerca di Idrologia coordinato dal professor Riccardo Rigon del Dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale; fondata nel settembre 2008 è uno spin off dell’Università di Trento ed è attualmente incubata al TIS Innovation Park di Bolzano.
Di Mountain-eering abbiamo parlato con l’ingegner Matteo Dall’Amico, amministratore delegato e socio fondatore assieme agli ingegneri Silvia Simoni e Fabrizio Zanotti.

Matteo Dall'AmicoIngegner Dall’Amico, di cosa si occupa Mountain-eering srl?
La nostra idea di business è dare servizi, software e consulenze per quanto riguarda l’ottimizzazione delle risorse idriche in montagna e la protezione idraulica del territorio da dissesti naturali, sia per prevenire problematiche ambientali che per sviluppare le potenzialità legate all’acqua nel suo complesso. Dal punto di vista dei dissesti naturali ci occupiamo di identificazione di aree potenzialmente soggette a problematiche come alluvioni, frane e valanghe, attraverso strumenti modellistici che in parte abbiamo sviluppato noi e in parte provengono dall’Università di Trento. Per quanto attiene invece l’ottimizzazione delle risorse, il nostro approccio è verso mercati quali l’industria idroelettrica per aiutare a capire tempi e volumi di disponibilità d’acqua da turbinare, utilizzando un modello innovativo.
Un altro campo in cui ci stiamo muovendo è quello della neve per aiutare i previsori di valanghe e la protezione civile a quantificare la “risorsa” neve in montagna. La neve ha un’appetibilità turistica, ma è anche fonte di problemi, basti pensare alle valanghe o alla chiusura delle strade. È anche un serbatoio d’acqua per l’estate, per l’agricoltura e per l’industria idroelettrica; è quindi rilevante il suo “equivalente in acqua”, cioè la quantità d’acqua potenzialmente contenuta nella neve, che dipende dalla densità. Vi sono strumenti modellistici che abbiamo sviluppato e che permettono di dare informazioni a supporto delle decisioni.

In che termini sono innovative le vostre soluzioni?
L’innovazione è legata al fatto che utilizziamo strumenti nuovi, messi a punto dalla ricerca che in questo campo ha fatto passi da gigante. Nei nostri prodotti noi riusciamo ad incorporare questo tipo di innovazione che si traduce in una maggiore attendibilità e robustezza dei dati.
Ad esempio ci sono approcci che - in modo un po’ riduttivo - danno solo una mappa dell’altezza della neve, senza dare l’idea dell’equivalente in acqua. Il nostro modello prende quali dati di ingresso le reali variabili meteorologiche misurate (es. la pioggia, la temperatura dell’aria, la radiazione), dando in uscita l’altezza di neve calcolata e la ricognizione della quantità d’acqua disponibile a valle, nonché tutta una serie di informazioni come l’umidità del suolo o l’interazione con la vegetazione che possono essere di interesse per altre analisi. Secondo lo stesso principio, le valutazioni che effettuiamo relativamente all’eventualità di dissesti naturali non sono basate su dati storici (censimento degli eventi passati), quanto piuttosto sull’elaborazione di dati attuali (es. la conformazione del suolo, la rilevazione delle opere presenti) sulla base di possibili scenari.

Da sinistra: Fabrizio Zanotti, Silvia Simoni, Matteo Dall'AmicoCome è nata l’idea di un’azienda, quali i passi e le difficoltà che avete incontrato per diventare spin off?
L’idea è venuta a me ed altri due soci di Mountain-eering quando eravamo studenti di dottorato. Abbiamo visto il bando del premio D2T Start cup lanciato da Trentino Sviluppo in collaborazione con l’Università di Trento e abbiamo deciso di partecipare. È stata l’occasione per ragionare intorno ad un business plan e iniziare a dar forma ad un’idea che, per me, è stata guidata oltre che dal background formativo, anche dalla passione per la montagna.
Da lì poi ha preso avvio la procedura per costituire lo spin off. Le difficoltà che abbiamo incontrato sono state in parte dovute al fatto che eravamo i primi.

Come è stato l’avvio dell’attività e quale il bilancio ad oggi?
L’inizio non è stato facile. Noi abbiamo però scelto di non focalizzarci esclusivamente sul nostro prodotto della ricerca e questa è stata una scelta che si è rivelata importante, perché certe iniziative innovative hanno tempi di incubazione sia a livello tecnologico che a livello commerciale piuttosto lunghi. Contatti commerciali avviati nel 2009 si stanno solo ora traducendo in commesse. Nell’insieme il bilancio è positivo: nel 2009 abbiamo fatturato circa 75.000 euro; nel 2010 il fatturato è raddoppiato e per il 2011 puntiamo ancora al raddoppio. L’attività sta prendendo piede tanto che abbiamo programmato per quest’anno due nuove assunzioni.

Qual è il rapporto con l’università oggi?
L’essere spin off dell’Università di Trento ci ha senz’altro aiutato dal punto di vista della credibilità sia a livello locale che nazionale. Oggi il rapporto con l’ateneo riguarda diversi aspetti: il ruolo dei professori Rigon, in qualità di socio, e Bertola, in qualità di rappresentate dell’ateneo nel CdA, che ci danno il loro sostegno nel vedere le opportunità di sviluppo, senza però condizionarci in scelte di mercato; inoltre la Divisione Supporto alla Ricerca scientifica e al Trasferimento tecnologico ci offre un aiuto operativo: abbiamo ad esempio partecipato al progetto Fixo (progetto di formazione sugli spin off del Ministero del lavoro) e siamo stati presenti ad una fiera tecnologica in Cina.

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