L’ERA DELL’INNOVAZIONE

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La crescita del Paese e del territorio è legata alla ricerca
Il ruolo dell’innovazione, della tecnologia e della ricerca tra vantaggio competitivo e condizione necessaria su cui investire per le economie industriali.
di Innocenzo Cipolletta

La crescita mondiale è oggi trainata dai Paesi emergenti. Paesi dove il livello dei consumi è ancora molto basso e dove la crescita è sostenuta principalmente dal primo accesso da parte di molte famiglie al possesso di beni che ancora non possedevano: l’auto, gli elettrodomestici, la casa e così via. Questi stessi Paesi si stanno dotando di nuove infrastrutture civili (strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, ecc.) ed anche questo è un primo accesso alla dimensione dello sviluppo.

Non è questa la via della crescita per i nostri Paesi industriali. Per essi la ripresa viene dalle esportazioni verso i Paesi emergenti e dall’innovazione. L’innovazione è la molla della crescita dei Paesi industriali, non solo perché consente di rimanere competitivi, ma anche e soprattutto perché genera nuovi investimenti e nuovi consumi. Per i Paesi industriali la crescita della domanda interna deriva solo in piccola parte dalla necessità e dal desiderio di consumare più cose; essa proviene piuttosto dalla necessità di cambiare beni e di ricorrere a nuovi servizi perché la tecnologia e l’innovazione hanno reso obsoleti quelli già a disposizione.

Pensiamo alla rivoluzione digitale. Tutti noi abbiamo cambiato le nostre vecchie macchine fotografiche a pellicola per adottare la tecnologia digitale che ci consente un ben diverso uso della fotografia. Non abbiamo aggiunto la macchina digitale alla macchina fotografica a pellicola. L’abbiamo sostituita. Lo stesso è successo con la riproduzione della musica. Avevamo bellissimi impianti di ascolto ad alta definizione, ma siamo tutti passati alla musica digitale che consente prestazioni superiori. In entrambi i casi non siamo stati spinti dal desiderio di consumare di più (foto o musica): siamo stati indotti dalla disponibilità di una nuova tecnologia a sostituire strumentazioni che già avevamo. Ma è anche vero che questa nuova tecnologia ci ha portati verso nuovi consumi non solo di beni, ma anche di servizi. Basti pensare alla gamma di servizi online oggi esistenti per gestire le foto o per acquistare e sentire la musica.

Questi sono solo esempi di come le innovazioni hanno indotto nuovi consumi. Ma le innovazioni riguardano tutti i campi, a cominciare dai beni di investimento, e le imprese non possono certo trascurare queste innovazioni, perché finirebbero per perdere capacità competitiva rispetto a quelle imprese che le avessero adottate per prime. Ecco allora che si assiste a un fenomeno di rapida obsolescenza di sistemi produttivi e a una nuova domanda di beni di investimento per sostituire quelli diventati obsoleti dal punto di vista tecnologico.
Siamo nell’era dell’innovazione, un’era destinata a durare, perché la ricerca sta crescendo enormemente e sta invadendo tutti i campi. Questa ricerca è spinta da una massa di ricercatori che sta crescendo nel mondo. Basti pensare che la sola Cina laurea 2 milioni di ingegneri l’anno per capire che la ricerca sta diventando un fenomeno di massa e non più un lusso di una élite fortunata, come era appena qualche decennio fa. Non solo, ma questi ricercatori non operano più nella solitudine dei loro laboratori: i potenti sistemi di comunicazione, grazie all’ICT, hanno creato una rete mondiale dei ricercatori che si scambiano continuamente i risultati delle loro ricerche, con effetti esponenziali sulla capacità di arrivare rapidamente a soluzioni e a nuove applicazioni. Questa ondata di ricerca è impegnata nella elaborazione di soluzioni dei tanti problemi della nostra vita quotidiana di consumatori e di imprenditori. V’è quindi da essere certi che le innovazioni si susseguiranno a un ritmo crescente nel prossimo futuro, tanto da rivoluzionare più volte i nostri sistemi di vita.

La ricerca è sempre più un “gioco” collaborativo tra università, imprese e istituzioni. Le università sono immerse nella rete formata dai centri di ricerca sparsi nel mondo e partecipano alle sperimentazioni di nuove tecnologie. Esse hanno la capacità di approfondire specifiche aree di ricerca e di diffondere quanto si sta facendo in ogni angolo della terra. Le imprese traducono i risultati delle ricerche in prodotti e in servizi da immettere sul mercato e trovano nelle università l’aggancio per rimanere in contatto con le nuove piste di ricerca mondiale. Esse, assieme al sistema finanziario, possono provvedere ai capitali di rischio necessari per addentrarsi a esplorare nuovi settori. Le istituzioni promuovono la collaborazione tra università e imprese spesso con incentivi anche per la realizzazione di start-up basati sulle nuove tecnologie.
Si forma così un circuito virtuoso che consente ai Paesi e ai territori di rimanere agganciati con le innovazioni e di restare competitivi, nello stesso momento in cui si riesce a dare risposte ai problemi quotidiani della gente.
È questo un circuito virtuoso che l’Università di Trento vuole stimolare in questo territorio dove già esistono imprese attente all’innovazione e dove le istituzioni locali hanno mostrato da tempo una marcata sensibilità alla diffusione delle scienze e dell’innovazione.