Anche quest’anno l’Università di Trento ha partecipato alla Maker Faire 2017 di Roma che si è tenuta nel mese di dicembre. L’evento, che riunisce la comunità italiana dei cosiddetti maker, vede esposti progetti e idee a ciclo continuo. Molti i temi trattati: invenzioni in campo scientifico e tecnologico, biomedicale, manifattura digitale, internet delle cose, alimentazione, clima, automazione e anche nuove forme di arte, spettacolo, musica e artigianato. Si tratta di una manifestazione nata per soddisfare un pubblico di curiosi di tutte le età che vuole conoscere da vicino e sperimentare le invenzioni create dai maker. Idee che nascono per risolvere piccoli e grandi problemi della vita di tutti i giorni, o anche solo per divertire e intrattenere.
Maker Faire nasce a San Francisco nel 2006 come un progetto della rivista “Make: magazine” e si espande poi in tutto il mondo trasformandosi in una rete di eventi sempre più frequentati e importanti. Quest’anno si sono ritrovati a Roma per l’Educational Day (la speciale anteprima gratuita del primo giorno riservata agli studenti), oltre 110.000 persone per 600 progetti esposti, centinaia tra conferenze, live talk e workshop. L’Università di Trento ha partecipato alla fiera con alcuni progetti didattici rivolti a studenti e sviluppati nei laboratori di ricerca dell’Ateneo.
Level up, la start up accademica del Dipartimento di Fisica che si occupa di comunicazione scientifica e progettazione didattica, ha presentato un laboratorio di artigianato digitale itinerante. Pensato per le scuole secondarie con l’obiettivo di avvicinare gli studenti alla cultura maker e alla sperimentazione scientifica, questo laboratorio è dotato della tecnologia essenziale per la prototipazione veloce.
BugBits è invece il sistema proposto dal gruppo di lavoro interdipartimentale StudioBliquo che unisce le competenze del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione e del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive. StudioBliquo ha messo a punto un sistema interattivo progettato per essere utilizzato all’interno di musei e guidare l’utente in una “caccia al tesoro” divertente. Un altro prodotto proposta dal gruppo è Skies of Manawak, un videogioco e una palestra cognitiva che allena la mente integrando diversi esercizi mentali in un’avventura ambientata in un mondo fantastico.
Parliamo dell’esperienza a Maker Faire con due componenti di StudioBliquo: Zeno Menestrina, responsabile di progetto e programmatore, e Adriano Siesser, responsabile di prodotto e visual artist.
Zeno, quale riscontro hanno avuto le vostre proposte? Cosa ha colpito di più i visitatori del vostro stand?
Abbiamo ricevuto una risposta molto positiva da parte dei visitatori della Maker Faire, che hanno apprezzato il nostro approccio ludico all’educazione. In decine hanno giocato o chiesto informazioni riguardo ai nostri progetti e tutti hanno mostrato un forte apprezzamento. Quello che li ha colpiti di più è la ricerca che c’è dietro al nostro lavoro; nel caso di Skies of Manawak, molti genitori e insegnanti sono rimasti piacevolmente sorpresi del fatto che un normale videogioco possa essere anche uno strumento per l’allenamento cognitivo. La nostra proposta è piaciuta anche al di fuori del nostro pubblico di riferimento. I nostri prodotti sono stati progettati per giocatori nella fascia d’età di scuole primarie e scuole secondarie di primo grado, ma durante la Maker Faire abbiamo visto anche ragazzi più grandi e adulti fermarsi a giocare.
Adriano, che cosa avete imparato in quest’evento e come pensi possa svilupparsi ora il vostro progetto? In che direzione porterete StudioBliquo?
Un fatto che si è palesato negli ultimi mesi, e in particolare alla Maker Faire, è che la promozione è un elemento fondamentale per il nostro lavoro. Il progetto è nato da una ricerca universitaria e quindi molto focalizzato sulla sua validità scientifica. Questo ci ha portato a sviluppare il nostro lavoro con particolare cura alla progettazione e allo sviluppo, ma anche il migliore dei prodotti non ha valore se non è conosciuto dagli utenti. Continueremo a promuovere BugBits e Skies of Manawak con l’intento di farci conoscere da un pubblico sempre più numeroso.
La partecipazione a quest’evento ci ha dato modo di ragionare e sviluppare una nuova prospettiva. In particolare, Skies of Manawak è stato progettato come strumento a supporto del trattamento dei disturbi specifici dell’apprendimento. Abbiamo sempre pensato che, seppur pensato per bambini dislessici, fosse un videogioco adatto a tutti. L’apprezzamento dei visitatori della Maker Faire lo conferma, e crediamo che questo costituisca un punto di forza per il nostro lavoro.
Zeno, parliamo del mondo dei maker. Quali credi saranno i settori in cui la cultura e il modo di approcciare il processo creativo di questa comunità potrà avere maggior successo nei prossimi anni?
La mia prima risposta è: l’arte interattiva. Sono ovviamente influenzato dal mio contesto lavorativo (io ho una formazione da informatico e Adriano da artista), ma è chiaro che i maker stanno contribuendo positivamente a una semplificazione d’uso delle tecnologie. Oggetti come la piattaforma Arduino stanno rendendo sempre più accessibile il mondo digitale, permettendo una continua esplorazione artistica verso nuove forme di interazione.
In generale, credo che questa comunità stia permettendo a molte più persone di appropriarsi delle tecnologie, togliendole da quel piedistallo su cui molto spesso vengono poste. Questo fatto porterà sicuramente a dei cambiamenti nella nostra società; probabilmente la Maker Faire è uno dei posti giusti dove poter osservare questa mutazione.