tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 16 | Anno 7 | FEBBRAIO 2017

Credits: # 67431286 | @Iuliia Timchenko, Dreamstime.com

Technology disclosure

PRESTO L’AUTO SI GUIDERÀ DA SOLA

Tecnologie e soluzioni per la guida collaborativa in arrivo dalla ricerca universitaria

Versione stampabile
Claudio Nidasio
lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
Al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (DISI) dell’Università di Trento si studiano le tecniche di comunicazione tra veicoli e i protocolli e gli algoritmi per il loro coordinamento.

Intervista di Claudio Nidasio a Renato Lo Cigno.

Il tema dell’automobile intelligente, ormai parte della quotidianità, offre ampi margini di miglioramento con innovazioni che nei prossimi anni passeranno dai laboratori di ricerca al mercato. Ne abbiamo parlato con Renato Lo Cigno, professore del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione (DISI) dell’Ateneo e coordinatore del gruppo di ricerca Advanced Networks Systems (ANS).

Professor Lo Cigno, in cosa consiste la guida collaborativa e quali gruppi industriali se ne occupano?
La guida collaborativa ha lo scopo di far comunicare tra loro i veicoli per evitare incidenti, migliorare il flusso del traffico e liberare i guidatori da alcuni compiti, ad esempio formando “plotoni” di automobili in cui solamente il primo veicolo guida autonomamente e gli altri lo seguono. Tutti i maggiori gruppi automobilistici stanno investendo in questa direzione, da Toyota a Volvo, da General Motors a BMW, Mercedes, Volkswagen, Scania ed Honda. Veicoli “autonomi” come Google Car saranno in grado di collaborare tra loro e speriamo anche con gli altri utenti della strada. 

Quali tecnologie e soluzioni sono allo studio nel suo gruppo di ricerca?
Noi ci occupiamo delle tecniche di comunicazione tra i veicoli e dei protocolli ed algoritmi per il loro coordinamento. Le comunicazioni sono via radio e dirette (non attraverso la rete cellulare) per minimizzare i ritardi e per non avere interferenze da altre comunicazioni. Per quanto riguarda le applicazioni ci occupiamo di frenata d’emergenza, controllo dei plotoni e di coordinamento per evitare collisioni negli incroci, dove si hanno la maggior parte di vittime. 
Di recente abbiamo intrapreso, tra i primi al mondo, anche lo studio della possibilità di comunicazione tra veicoli e i cosiddetti utenti deboli della strada, cioè pedoni e ciclisti. In particolare stiamo studiando le dinamiche degli scenari più classici in cui una bicicletta ha la precedenza su un veicolo, ma per qualsiasi motivo (ad esempio mancanza di visibilità) il veicolo non rispetta la precedenza. Qui è necessario studiare tutte le possibili traiettorie e come i due sistemi possono avvertire i conducenti (uno o entrambi) oppure intervenire autonomamente prendendo il controllo del veicolo. 

Ritiene che oltre alla tecnologia saranno necessari anche mutamenti sociali ed evoluzioni giuridiche?
Bisognerà creare le condizioni per cui le persone accettino l’idea che i veicoli sono autonomi o semi-autonomi, ma in questo la Google Car tanto pubblicizzata farà da battistrada. Inoltre, il legislatore ha il compito di favorire l’innovazione: è necessario che il codice della strada recepisca queste nuove tecnologie, ad esempio cambiando le definizioni di distanza di sicurezza: due veicoli coordinati possono stare molto più vicini, risparmiando carburante. 

Quali soluzioni troveremo sulle strade nei prossimi anni per il trasporto di persone e merci? 
Credo che inizieremo a vedere mezzi pesanti in grado di viaggiare a coppie-terne formando un plotone in autostrada. Un’altra applicazione che vedremo sarà l’assistenza alla frenata, che funziona molto meglio di quella basata sui radar. Poi avremo sistemi di allerta al guidatore, ad esempio quando due macchine che comunicano tra loro ritengono che ci sia una elevata probabilità di incidente in un incrocio.