tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 17 | Anno 7 | NOVEMBRE 2017

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Editoriale

L’IMPULSO DEI DOTTORI DI RICERCA ALL’INNOVAZIONE INDUSTRIALE

Figure formate all’interno dell’università sempre più importanti per ricerca e sviluppo aziendali

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di Flavio Deflorian
è prorettore vicario dell’Università di Trento con delega al supporto al sistema produttivo.
I neo-dottori di ricerca (PhD) hanno una elevata potenzialità nel trasferimento della conoscenza, che concorre a creare nuove opportunità di lavoro e a dare un contributo fondamentale di innovazione alla società.

Il dottorato di ricerca, in Italia come nel resto del mondo, è un percorso universitario finalizzato a formare studentesse e studenti nel settore della ricerca scientifica. Per molto tempo nel nostro paese si è circoscritto il naturale proseguo professionale dei dottori di ricerca all’ambito della ricerca pubblica, in particolare accademica. Da qualche anno si è sempre più cominciato a capire che l’impatto dei dottori di ricerca è decisamente più ampio ed è di particolare interesse per il mondo delle imprese, dove i settori aziendali di ricerca e sviluppo, e più in generale di innovazione, possono ricevere un impulso determinante dal contributo dei dottori di ricerca.

Infatti, come già da tempo è stato riconosciuto nei paesi più avanzati dal punto di vista economico e tecnologico, le persone che hanno completato un dottorato di ricerca (PhD) hanno una elevata potenzialità nel trasferimento della conoscenza.

Una visione di questo tipo è essenziale, sia per offrire interessanti opportunità di lavoro ai neo-dottori di ricerca (l’accademia può offrire possibilità di prosecuzione lavorativa a un numero limitatissimo di dottori di ricerca), ma anche e soprattutto per dare un contributo fondamentale di innovazione alla nostra società. Infatti questa apertura riguarda non solo i dottorati di ambito scientifico tecnologico, dove appare più scontata, ma anche gli ambiti delle scienze sociali e umanistiche.

Perché questo processo di avvicinamento al mondo del lavoro ad ampio spettro sia efficace, va supportato e alimentato anche durante il percorso formativo di dottorato. Per questa ragione sono state sviluppate presso l’Università di Trento varie iniziative, quali la promozione di corsi aperti a tutti i dottorati finalizzati all’imprenditorialità, alla capacità di sviluppare nuove start up, alla conoscenza degli strumenti di tutela della proprietà intellettuale, e altri ancora. In particolare un’iniziativa che si tiene con successo da anni è il “Crash Course on Research Funding, Intellectual Property and Start up Creation”, organizzato dalla Divisione Supporto alla Ricerca scientifica e al Trasferimento tecnologico dell’Ateneo, che ha lo scopo di fornire conoscenze e competenze fondamentali per un efficace trasferimento della conoscenza in ambito applicativo.

Un’altra iniziativa di notevole successo, che fa collaborare imprese e dottorandi (oltre a studenti e giovani ricercatori), è IPSP: Industrial Problem Solving with Physics. Si tratta di un evento della durata di una settimana, organizzato dall’Ateneo in collaborazione con Confindustria Trento e Polo Meccatronica - Trentino Sviluppo. Si veda in questo numero l’approfondimento “Giovani cervelli al lavoro” (pag. 11).

Un tema dibattuto nella nostra società è come trasferire efficacemente le conoscenze generate dalla ricerca scientifica alla comunità, in modo tale da massimizzarne l’impatto sull’innovazione. La conoscenza trasferita alla società deve migliorare la qualità della nostra vita sul piano economico, tecnologico, sociale, umano. È un compito difficile e una grossa sfida. Chi sta svolgendo un dottorato di ricerca, o lo ha finito da poco, è un attore privilegiato di questo processo, perché ha dalla sua la freschezza, l’entusiasmo e il talento per vincere la partita. L’Università, dal canto suo, deve fornire gli strumenti necessari e assecondare il percorso.