tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 16 | Anno 7 | FEBBRAIO 2017

Il team Level Up (foto archivio UniTrento).

Spin off e Startup

LA CULTURA SCIENTIFICA DIVENTA IMPRESA

Level Up: una nuova start up accademica nata dall’esperienza del Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche

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Lino Giusti
lavora presso la Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università di Trento.
Level Up è un laboratorio di progettazione didattica e di divulgazione scientifica che ha l’obiettivo di sviluppare strumenti didattici e percorsi educativi innovativi e di promuovere eventi per la diffusione della cultura scientifica.

Intervista di Lino Giusti a Giuliano Zendri.

Nasce una nuova impresa dai laboratori accademici del Dipartimento di Fisica, pronta a cambiare in meglio l’approccio degli studenti e in generale dei cittadini alle scienze dure. Ne parliamo con Giuliano Zendri, amministratore delegato della società.

Dottor Zendri, ci può descrivere l'attività che svolgerà Level Up?
Level Up è un laboratorio di progettazione didattica e di divulgazione scientifica. Il nostro obiettivo è lo sviluppo e l’offerta di strumenti didattici e di percorsi educativi innovativi, per contenuti, metodologie e tecnologie utilizzate, oltre che di eventi per la promozione e la diffusione della cultura scientifica.

Com’è nata l'idea di una start up accademica in un settore come questo?
La necessità di una maggiore diffusione della cultura scientifica è un’evidenza lampante di cui si discute a livello internazionale. L’idea d’impresa nasce dai numerosi progetti didattici e divulgativi sviluppati dal Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche, coordinato dal professor Stefano Oss. In ambito accademico l’ideazione e la verifica dell’efficacia dei progetti sono le due fasi cardine del lavoro. Al termine di queste azioni la ricerca può dirsi sostanzialmente conclusa e i percorsi educativi elaborati vengono offerti in alcuni eventi selezionati, ad esempio la Notte dei ricercatori, il Festival della scienza di Genova o BergamoScienza. In tali occasioni questi interventi riscuotono sempre un notevole successo e per questo abbiamo pensato di proporli stabilmente attraverso Level Up. Quest’idea iniziale è cresciuta nel tempo, aggiungendo l’ideazione e la produzione di strumenti didattici e l’apertura di uno spazio/laboratorio in cui promuovere momenti di incontro con la cultura scientifica.

Perché affidare questa missione a un'impresa?
Quali fondatori di Level Up crediamo molto nel ruolo di soggetti pubblici - come scuole, università e musei - nell’educazione scientifica. Tuttavia queste strutture si trovano spesso nella necessità di un supporto per le loro azioni. Si pensi, ad esempio, alla recente introduzione dell’alternanza scuola-lavoro: questa manovra in assenza di strutture private adeguate in grado di accogliere gli studenti potrebbe determinare un impiego degli studenti in azioni senza un preciso obiettivo formativo. Tali esigenze richiedono professionisti della didattica e della divulgazione scientifica che si avvalgano di una struttura veloce ed elastica, qualità tipica di un’impresa privata.

Di cosa si occupa il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica? 
Il laboratorio si occupa di molteplici aspetti educativi in ambito della fisica. La sua azione principale è quella di svolgere attività di ricerca in didattica, progettando e sperimentando percorsi innovativi, oppure ideando e proponendo nuove tecniche sperimentali al servizio dell’educazione scientifica. A questo nucleo centrale di attività si aggiungono azioni molto importanti, quali il coordinamento con IPRASE per la formazione iniziale e continua dei docenti, l’elaborazione di percorsi di orientamento universitario per studenti di scuole secondarie di secondo grado, la supervisione disciplinare al Jet Propulsion Theater per le opere di teatro-scienza, la partecipazione a festival scientifici e molto altro.

Quale professionalità lei ha sviluppato al suo interno?
Nel laboratorio ho appreso innanzitutto la complessità del settore nel quale ci apprestiamo a muoverci, che potrà aiutarmi a guardare oltre i problemi contestuali da affrontare. Tra le abilità “professionalizzanti”, ho imparato l’importanza della preparazione di ogni progetto/incontro che svolgo e la necessità di sapersi mettere nei panni delle persone che si incontrano per poter essere efficaci nella comunicazione, qualsiasi essa sia. 

Quali ritiene saranno le difficoltà più rilevanti nello sviluppo del suo progetto?
In questi primi mesi di attività di Level Up si stanno confermando molte delle ipotesi elaborate nella stesura del business plan. La prima difficoltà è sicuramente quella di affermarci come professionisti nel settore e far conoscere la nostra esistenza, aspetto che richiede un grande investimento di tempo, in quanto è un ambito in cui la fiducia personale è una componente chiave. La seconda difficoltà è sicuramente la scalabilità, data la necessità di spazi e attrezzature particolari per poter completare la seconda fase del nostro progetto.

Qual è il gruppo di persone che porterà avanti Level Up e come è stato formato?
Level Up è costituita da tre soci: oltre a me ci sono Tommaso Rosi, dottorando in Fisica presso il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche, e Giovanni Formilan, dottore di ricerca in Economia e management. Il team è nato da una condivisione di intenti e metodologie tra me e Tommaso al quale poi si è aggiunta l’esperienza di Giovanni nell’ambito manageriale e nell’organizzazione di eventi culturali. 

Quali saranno i soggetti pubblici e privati con cui vi rapporterete per la vostra attività?
Abbiamo già iniziato a tessere rapporti con scuole e docenti del territorio provinciale, passo fondamentale per poter progettare azioni di efficacia e interesse. Abbiamo preso i primi contatti con aziende locali per sviluppare attrezzature e strumenti per nostra dotazione e, in seguito, per offrirle a scuole ed enti. Infine ci rivolgeremo a musei e imprese per cooperare in sinergia, con grande attenzione al territorio ma occhi ben aperti anche a relazioni nazionali e, perché no, internazionali.

Che cosa consiglierebbe a chi valuta l'idea di fare impresa a partire dalla ricerca scientifica?
In ambito scientifico, in particolare quando si è studenti, si tende a dare molta importanza ai numeri e a ritenere che essi parlino da soli, affidandosi alla verità “scientifica” di una buona misura. Vorrei consigliare di non trascurare l’aspetto umano e personale, importante nel fare impresa. Avere una bella idea o un bel prodotto non basta. Per farsi capire e sostenere, serve soprattutto sapersi relazionare con le persone che si incontrano e saper presentare con efficacia le proprie idee.