tecnologie e saperi tra università e impresa
Numero 16 | Anno 7 | FEBBRAIO 2017
Primo piano

INDUSTRIA 4.0

L’Università di Trento nel Competence Center degli Atenei del Nord-Est

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Paola Fusi
è responsabile della Divisione Comunicazione ed Eventi dell’Università di Trento.
Nell’ambito del Piano Nazionale Industria 4.0, nove Atenei del Triveneto costituiranno un solo Competence Center per mettere a fattor comune l’esperienza e le competenze nel settore. Una proposta unica in Italia in un territorio a forte vocazione industriale.

Intervista di Paola Fusi a Flavio Deflorian

Con l’accordo firmato lo scorso 30 settembre tra le università del Triveneto, alla presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, l’Ateneo di Trento è ufficialmente entrato a far parte del Competence Center delle università del Triveneto: uno dei Competence Center previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0 che hanno il compito di far evolvere il Paese nel segno dell’innovazione.

A questo proposito abbiamo incontrato Flavio Deflorian, prorettore vicario dell’Ateneo di Trento con Delega al supporto al sistema produttivo, con il quale abbiamo approfondito il tema. 

Professor Deflorian, che cosa sono i Competence Center e perché per l’Università di Trento è così importante farne parte?
All’interno del progetto più ampio di politica industriale promosso dal Governo e denominato Industria 4.0, i Competence Center (CC) hanno un ruolo determinante di supporto all’innovazione. Si tratta di pochi centri specializzati di natura accademica al servizio dello sviluppo e dell’innovazione delle imprese italiane attraverso specifici progetti di collaborazione. Ognuno dei Competence Center dovrà darsi una vocazione tematica e, in quell’ambito, fare da riferimento a tutte le imprese italiane. I temi sono quelli caratteristici della nuova rivoluzione industriale che gli esperti vedono svilupparsi soprattutto grazie alle nuove tecnologie di additive manufacturing, come le stampanti 3D e all’uso diffuso della rete, come le tecnologie IoT, Internet of Things.
L’Università di Trento ha fatto da tempo dell’innovazione e del supporto alle imprese uno dei punti chiave della propria attività. Per questo ci sentiamo così coinvolti dal tema e vogliamo essere della partita. Va anche detto che non solo l’Università di Trento, ma tutto il sistema trentino, dalla ricerca al sistema produttivo, alla politica, ha sempre creduto a queste strategie, come dimostra il recente investimento nel Polo della Meccatronica di Rovereto.

Qual è il ruolo del Competence Center delle Università del Nord-Est nella prospettiva nazionale?
La proposta del Nord-Est, promossa dall’Università di Padova come capofila, vuole dare un contributo particolare a Industria 4.0, mettendo a fattor comune l’esperienza e le competenze nel settore, di tutte le università del Triveneto. Non è una cosa scontata: gli altri Competence Center saranno probabilmente sviluppati da singoli atenei (i 3 politecnici, Sant’Anna a Pisa, le Università di Bologna e Napoli). Qui, nel metodo, si fa un passo in più, coordinando 9 atenei (oltre a Trento e a Padova vi sono anche gli atenei di Verona, Bolzano, Venezia Ca’Foscari, Iuav di Venezia, Udine, Trieste e Sissa di Trieste) in un unico centro, offrendo così, per quantità e qualità di competenze e strutture, una proposta unica in Italia in un territorio a forte vocazione industriale. Questo è un punto che ha avuto l’apprezzamento e il plauso di molti, incluso il ministro Calenda. Ma oltre al metodo questa proposta sarà caratterizzata anche nei contenuti. Di questo stiamo ancora discutendo.

Quali sono le aree in cui l’Università di Trento può esprimere il miglior contributo al sistema delle università del Nord-Est nel campo dell’innovazione?
L’Università di Trento è attiva in numerose aree di forte interesse per Industria 4.0. Si parte da quelle più “scontate” come l’ingegneria industriale in generale e le tecnologie informatiche, dei materiali e meccatroniche in particolare, fino alla valorizzazione di competenze multidisciplinari in ambito non solo economico gestionale, ma anche sociologico e giuridico. Se aggiungiamo a questo le competenze in campo fisico-matematico, direi che questo progetto può essere un’opportunità per l’intero Ateneo. Certamente andranno fatte comunque delle scelte, assieme ai nostri partner accademici, per puntare su alcuni ambiti di eccellenza che siano complementari alle competenze di altri. Ma abbiamo molte carte da giocare, anche se è ancora prematuro ipotizzare scenari.

In che fase è ora il progetto di avvio del Competence Center Università Nord-Est?
Al momento siamo in attesa dei decreti attuativi del Ministero dello Sviluppo economico, previsti per febbraio, che definiranno le regole e le modalità di proposta del Competence Center. Nel frattempo però stiamo lavorando per costruire le basi del futuro centro, ragionando sulle modalità di condivisione delle attività e anche sulla struttura organizzativa che dovremmo darci. Con i colleghi delle altre università c’è molto entusiasmo in questa iniziativa che personalmente vedo come un laboratorio di collaborazione fra università estremamente interessante, che potrebbe estendersi e dare frutti anche in altri contesti. In molti ambiti abbiamo la necessità di fare massa critica con gli altri atenei del Nord-Est e quindi uno stretto raccordo sarà sempre più necessario per rimanere competitivi nel mondo globalizzato di formazione e ricerca. Un’occasione è partire da Industria 4.0.

Guardando alla realtà internazionale, anche altri Paesi europei si stanno muovendo in orizzonte Industria 4.0. Rispetto ad essi in cosa il sistema italiano ha dei punti di forza e dove, invece, esprime delle criticità?
Il confronto con le altre realtà europee è fondamentale, e una delle caratteristiche del Competence Center del Nord-Est sarà sfruttare il punto di osservazione privilegiato di Trento e Bolzano, per confrontarci con la Germania e il Nord Europa in generale. Tenendo presente però che la realtà italiana è molto diversa, caratterizzata più da piccole e medie imprese che da grandi società industriali. Questo è spesso stato descritto come un punto di debolezza, ma si è rivelato, e forse lo sarà anche per il futuro, un elemento di flessibilità positivo. Certo, le piccole e medie imprese non possono fare innovazione da sole e hanno bisogno dei centri di ricerca che le supportino nelle nuove tecnologie: ecco il ruolo dei Competence Center in Italia e ancor di più nel Nord Est.