SPORT, MOTORE DI INNOVAZIONE

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La domanda del mercato di prodotti ad alto contenuto tecnologico stimola la ricerca
intervista di Francesco Anesi a Fabio Filocamo

Fabio Filocamo è dirigente dell’Ufficio Ricerca Industriale - Incentivazione e Agevolazione della Ricerca nelle Imprese all’interno del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Il suo intervento alla Universiade Conference ha riguardato "Innovation, University & Sports: a platform for action? The present and the future".

Fabio Filocamo, foto Roberto Bernardinatti, archivio Università di TrentoDottor Filocamo, ci può dare un giudizio sulla Universiade Conference, in particolare sulle idee emerse, dalla sua prospettiva?
La conferenza è stata certamente un’occasione per approfondire temi che di norma non vengono analizzati sotto la prospettiva dello sport. Lo sport è motore di innovazione e argomento che si presta ad essere analizzato sotto differenti punti di vista. I bisogni del mercato sportivo, in rapida ascesa ed espansione, rendono necessari sviluppo tecnologico e creazione di prodotti ad alto contenuto innovativo. Contrariamente a quello che si può pensare, solo la metà del mercato dei beni sportivi è rappresentato da beni dove l’elemento del costo del lavoro è dominante. I prodotti a basso contenuto innovativo (e alto costo del lavoro) vengono realizzati normalmente nel lontano Oriente, dove il costo del lavoro è molto basso. Ma la metà del mercato è rappresentato da prodotti ad alto contenuto innovativo e tecnologie nuove sviluppate per lo sport. Si pensi, ad esempio, ai materiali avanzati, alle nuove fibre, ai lavori che vengono fatti sulle nano strutture, sulle superfici, sul peso e sulla flessibilità dei materiali sportivi. In una prospettiva di ricerca universitaria e industriale, i profili dell’innovazione applicata allo sport sono veramente molteplici e interessanti. Il mondo dello sport si presta ad essere un campo di sperimentazione per l’innovazione tecnologica, come specificato anche dalla Commissaria europea Vassiliou, per la statistica e per l’innovazione sociale, vista la capacità dello sport di unire le persone. Molti alla Conferenza hanno ricordato Nelson Mandela, un leader che ha unito anche attraverso lo sport. Lo sport è un mezzo che aiuta, soprattutto i ragazzi (parliamo qui di Universiadi e di università), a lavorare per un bene comune, a sopportare la fatica, a gestire lo stress e a combattere le attitudini meno sane, quali doping, razzismo, violenza e stili di vita poco consoni, sia alimentari sia comportamentali.

Il Team Universiadi è stato invitato dall’Ambasciata Britannica ad un incontro su innovazione sociale, tecnologia, disabilità e "nuove abilità". L’università, in quest’ottica, ha un ruolo importante legato alla ricerca. Ce ne può parlare?
Il tema dei diversamente abili e delle discipline paraolimpiche è davvero un ambito nel quale innovazione tecnologica e innovazione sociale si incontrano. Abbiamo avuto modo di verificare come la tecnologia sia venuta incontro ai bisogni di partecipazione e di riscatto di coloro che, a causa di un trauma o di un problema congenito, non possono partecipare alle discipline per normodotati. Lo studio e l’ingegnerizzazione dei materiali, nonché la meccanica utilizzata per consentire a una gran parte di queste persone di potersi esprimere ad altissimo livello sportivo ed agonistico, sono davvero notevoli. Questo è un elemento, ad esempio, dove mercato e marketing hanno iniziato a investire. Il motto è che lo sport unisce e fa stare tutti insieme.

L’Università di Trento ha finanziato alcuni progetti speciali durante le Universiadi. Come viene guardato questo livello di trasferimento tecnologico?
Nella ricerca si trasferiscono le conoscenze di un Paese. Se non si investe in innovazione, scuola e università, si rischia di perdere la bussola del futuro. E questo vale anche per lo sport.

 

APPROFONDIMENTI

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR)
www.istruzione.it

Blog "Universiadi Mondo"
www.huffingtonpost.it/universiadi-mondo