VALORIZZARE I RISULTATI DELLA RICERCA

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L’importanza di creare reti per il trasferimento tecnologico a livello nazionale ed europeo
Le politiche pubbliche e le reti di ricerca europee per la condivisione di conoscenze rappresentano uno strumento su cui puntare per far ripartire l’economia.
di Marco Casagni

Il sistema economico italiano è caratterizzato da una intensità di ricerca e sviluppo (spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al PIL) relativamente più bassa, non solo rispetto ai suoi tradizionali partner industriali, ma anche nel confronto con alcuni Paesi di recente industrializzazione: tale risultato, come noto, dipende in gran parte dal minor contributo relativo del sistema delle imprese alla spesa totale per ricerca e sviluppo.

Le ragioni di un tale quadro vanno ricercate in primo luogo nella differente composizione settoriale del sistema produttivo italiano rispetto a quello degli altri principali Paesi industrializzati, che vede il peso dei settori industriali a maggior intensità di ricerca e sviluppo relativamente limitato. Il problema di crescita italiano non risiede però in una generica scarsa capacità di innovare, quanto piuttosto nel non aver saputo approfittare delle opportunità di domanda offerte da molti nuovi settori emersi in questi ultimi anni. La diversificazione delle nostre imprese si è, invece, concretizzata prevalentemente nella “riqualificazione” di settori esistenti attraverso un riposizionamento nella propria filiera con l’ingresso in aree a maggior valore aggiunto, ma non in settori completamente nuovi.

Per riuscire a definire, in questo contesto, una strategia di politica industriale occorre fare i conti con le regole dell’Unione europea sugli aiuti di Stato, secondo le quali gli stessi sono consentiti per favorire la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione purché non creino distorsione della competizione. Emerge pertanto come le politiche pubbliche per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico possano rappresentare uno dei pochi possibili strumenti su cui puntare per far ripartire la nostra economia. In quest’ottica, un ruolo particolarmente importante dovrebbero assumere gli uffici di trasferimento tecnologico e gli industrial liaison office degli enti di ricerca e delle università del nostro Paese, attraverso l’adozione di specifiche politiche in tema di valorizzazione dei risultati della ricerca, gestione strategica della proprietà intellettuale, stimolo alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali e, più in generale, promozione dell’attività di trasferimento tecnologico. Il passo successivo dovrebbe portare a poter identificare tali strutture come soggetti per l’implementazione di una politica industriale, in grado di sviluppare processi di “foresight” tecnologico interno per l’elaborazione di possibili evoluzioni tecnologiche e produttive future, da integrare nei processi di formulazione delle strategie d’azione dell’intero Paese.

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo occorre conoscere, studiare ed imparare dagli altri, anche attraverso il networking, la collaborazione e il confronto tra le strutture di trasferimento tecnologico a livello nazionale ed internazionale. Tra i network particolarmente attivi citiamo la Rete EEN (Enterprise Europe Network) che ha oltre 600 “sportelli” presso Camere di Commercio, Agenzie per lo sviluppo regionale, centri tecnologici di ricerca e universitari. La Rete EEN è stata creata dalla Direzione generale Imprese e Industria della Commissione europea per supportare l’attività imprenditoriale e la crescita delle imprese europee, in particolare delle PMI, attraverso l’erogazione di servizi di assistenza su politiche, programmi e finanziamenti dell’Unione europea, con particolare riferimento ai temi della ricerca e sviluppo, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. Molto rilevante potrebbe divenire, per il perseguimento degli obiettivi prima illustrati, il ruolo del neocostituito European Technology Transfer Offices Circle (TTO Circle) promosso dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea. Si tratta della rete degli uffici di trasferimento tecnologico delle maggiori organizzazioni pubbliche di ricerca europee per la condivisione delle migliori pratiche, di conoscenze e competenze e la definizione di un approccio comune verso l’utilizzo di standard internazionali per la “professionalizzazione” del trasferimento tecnologico. Sono 20 i partner che hanno inizialmente aderito alla rete, provenienti da 13 diversi Paesi; per l’Italia partecipano ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).

A livello nazionale non possiamo non citare l’associazione NETVAL (Network per la valorizzazione della ricerca universitaria) alla quale aderiscono oltre 50 università, CNR ed ENEA, nata recentemente in un contesto rappresentato dalla riduzione dei fondi destinati alla ricerca, dalla crescente sensibilizzazione all’utilizzo dello strumento brevettuale ai fini della protezione dei risultati della ricerca e dal cambiamento della normativa nazionale in relazione alla titolarità dei brevetti sulle invenzioni dei ricercatori universitari e degli enti pubblici di ricerca.

Non mancano dunque gli strumenti e le occasioni per confrontarsi sul tema del trasferimento tecnologico allo scopo di sperimentare, in un momento tanto difficile per la nostra economia, ricette innovative da suggerire alla politica per creare nuovi stimoli per la crescita.