“SENTIRE” LO SPAZIO URBANO

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Un team di studenti dell’Ateneo vince la competizione del Virginia Tech con “feelSpace”: la cintura che aiuta ciechi e ipovedenti a orientarsi
Il progetto, che prevede l’uso di un’applicazione smartphone e del GPS, è stato sviluppato in collaborazione con l’Università di Osnabrück e ha coinvolto l’Unione Italiana Ciechi.

Il progetto feelSpace di un gruppo di studenti dell’Ateneo è stato premiato dal Virginia Tech (USA). Ma facciamo un passo indietro. Il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento organizza ogni anno il MIM Business Challenge, una competizione tra gruppi di studenti che sviluppano idee d’impresa. I vincitori di questa fase locale hanno la possibilità di partecipare alla finale del Virginia Tech Business Challenge in USA. Nel 2014 il team feelSpace dell’Università di Trento, composto da Leonardo Stenico, Galena Kostoska, Alberto Parrella e Julia Wache, ha vinto il premio finale di 25.000 dollari. 

Congratulazioni a tutti. Parlateci dell’idea con cui siete riusciti a vincere questo Business Challenge. 

Al Virginia Tech KnowledgeWorks Challenge abbiamo presentato feelSpace. Si tratta di una cintura dotata di 32 unità vibranti, che permette a ciechi e ipovedenti di orientarsi nello spazio urbano; la soluzione è stata sviluppata in collaborazione con l’Università di Osnabrück (Germania) per quel che riguarda la parte hardware. L’utente interagisce con feelSpace attraverso un’applicazione smartphone: si imposta una meta da raggiungere, anche grazie al riconoscimento vocale, e l’applicazione calcola il miglior percorso tramite l’utilizzo del GPS e delle informazioni fornite da Google Maps. Le istruzioni per muoversi durante il cammino vengono poi inviate step-by-step alla cintura che, attraverso impulsi vibranti, suggerisce all’utente il percorso da seguire. 

Qual è stata la caratteristica che ha convinto la giuria a premiarvi?

Secondo noi sono state due le caratteristiche che ci hanno aiutato nella competizione: avere un prototipo da mostrare e la validazione dell’idea sul campo. Durante l’analisi di mercato, infatti, ci siamo chiesti se feelSpace potesse rispondere ai bisogni di non vedenti e abbiamo effettuato numerosi incontri e test con membri dell’Unione Italiana Ciechi; grazie a loro abbiamo compreso che le soluzioni attuali sono troppo invasive. I giudici hanno compreso le piene potenzialità del prodotto, mostrando anche interesse per le proiezioni di mercato.

Qual è la parte di quest’esperienza che vi ha fatto crescere maggiormente?

Il momento in cui siamo cresciuti di più è stata la preparazione della candidatura al concorso. L’impegno nelle analisi e nel coordinare tutte le attività ci ha aiutati ad imparare una metodologia e a credere in noi stessi. Per questo dobbiamo ringraziare l’Università di Trento e in particolare il professor Vittorino Filippas e il dottor Roberto Napoli, l’Università di Osnabrück, l’Unione Italiana Ciechi e tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo progetto. Dagli Stati Uniti torniamo con tante nuove conoscenze da tutto il globo e molti contatti dal mondo del business che possono aiutarci per il nostro futuro sviluppo personale e professionale.

Pensate di continuare a lavorare su questo progetto?

Dietro feelSpace ci siamo noi e i partner tedeschi dell’Università di Osnabrück, i quali si stanno dedicando attivamente alla creazione di un nuovo prototipo. Noi continueremo nell’analisi di mercato e business development, pronti a presentarci sul mercato in un prossimo futuro.